Il Contesto e la Storia

 

L’Azienda Agricola Ca’ del Conte si trova in località Case del Conte ad un’altezza di circa 330 m tra le vallate dello Staffora e del Rile, che ne è affluente. Amministrativamente è situata in comune di Rivanazzano e vi si arriva con strade di collina, strette e tortuose, sia da Retorbido che da Rivanazzano. Per una strada agro-pastorale pianeggiante e ombrosa (divieto di transito tranne che per i proprietari dei terreni e dei boschi confinanti) si arriva dopo circa un kilometro a Nazzano piccola frazione del Comune di “Riva”.
Alle spalle del piccolo abitato di Ca’del Conte si alza il Monte che con i suoi 506 m funge da quinta naturale al pianoro dove si trova l’azienda.

Partendo da Retorbido è possibile effettuare un percorso ad anello che passa da Ca’ del Conte come racconta  Piermaria Greppi nell’itinerario 16 :
“ il Rile di Retorbido è un modesto torrente dal percorso di circa 9 km, che nasce dalle falde settentrionale del Monte Lupo (557 m) non lontano da Susella, lambisce Retorbido per gettarsi nello Staffora. La vallata del Rile attraversa la formazione gessosa-solfifera della collina oltre padana e in passato il gesso veniva estratto in cave a cielo aperto. Legata alla presenza del gesso sono le sorgenti sulfuree delle Fonti di Retorbido. Per la precisione queste sono rappresentate da una sorgente sulfurea, una magnesiaca e una ferruginosa. Sono state ampiamente sfruttate a partire dal 1400, ma furono anche utilizzate dai Romani quando Retorbido aveva nome Litubium.
Molti scrissero sulle acque di Retorbido e sulle loro virtù terapeutiche, come già nel 1160 Arlembardo, distinto medico di Tortona. Un Frascati scrisse nel 1575 un libro De acquis Returdii; ed il medico A. Guainerio un altro libro intitolato Trattato delle fonti et delle acque di Retorbio stampato a Lione nel 1577. Si trovano poco lontano dal paese lungo la strada che conduce a Case del Conte ……
…… Attualmente l’acqua non è più soggetta a controlli igienico-sanitari e altre sorgenti si trovano in zona come quella salso-jodica di cascina Migliavacca e quella solforosa e solforosa-magnesiaca di S. Francesco. Da quest’ultima rimontando il Rio dell’Olio si perviene ad una sorgente di acqua salata che durante l’ultima guerra gli abitanti del luogo utilizzavano per ricavarne il sale, alimento tanto prezioso quanto raro sul mercato.


Pur distando solo 6-7 km in linea d’aria da Voghera, le colline sono i primi rilevi che si elevano dalla pianura pavese, rappresentano un superbo balcone dall’alto dei loro 300-500 m di quota sulla pianura stessa; nelle giornate limpide lo sguardo spazia dalle Alpi Marittime fino al gruppo del Bernina .
L’itinerario sale verso la cappella di Madonna del Monte che non ha nulla di interessante al di la di una voce che vuole che San Francesco d’Assisi (tra il 1200 e il 1300) salito sul colle per venerare un’antica immagine della Vergine, detta del Monte, e che vi volesse innalzare un convento, ma che ne fosse distolto dalla mancanza di acqua. …. Dal punto di vista geologico il Monte è costituito da conglomerati, molasse e calcari marnosi ricchi di ocre (Miocene superiore). Quest’ultime colorano intensamente di rosso il terreno dei tratturi e delle mulattiere che salgono verso la cima della collina.
….. Il centro del Borgo di Nazzano è rappresentato dalla piazzetta della chiesa parrocchiale, edificata nel 1825, su cui si affacciano il castello e il palazzo settecentesco dei Di San Pietro con uno splendido giardino all’italiana. Recenti lavori di ristrutturazione urbanistica hanno fatto riacquistare al paese la sua antica bellezza, con i vicoli dal selciato in pietra, le case ben ristrutturate e in armonia con i monumenti, l’interramento dei fili elettrici e del telefono.
….. il bel castello di Nazzano fu fatto costruire dai Malaspina prima dell’anno Mille. Nel 1081 la potente famiglia gentilizia lo cedette ai Sannazzaro, i quali rimanendo fedeli ai Malaspina e quindi ai Visconti, ne rimasero proprietari per alcuni secoli, tanto da risultare tali ancora nel 1395, come attesta un privilegio dell’imperatore Venceslao .”

 

 

Nei secoli XV e XVI il castello passò in proprietà a diverse famiglie tra cui i Beccaria, ai Marchesi del Monferrato, ai Beltramenghi, ai De Assalitis, ai De Mariollis, ai De Petra, ai Sanseverino, ai Conti della Pusterla, ai Campofregoso, ai Mezzabarba ed infine nel 1712 passò ai Marchesi Rovereto di Genova che ne sono ancora gli attuali proprietari. Il castello era la saracinesca militare della val Staffora e nel contempo un vigile occhio che poteva controllare la pianura padana dalla stretta militare di Stradella fino a Voghera.

 



Pierino Boselli   afferma che il toponimo Case del Conte prende il nome da un non ben identificato conte che vi dimorava saltuariamente. Probabilmente era il Conte della Pusterla  attorno alla metà del 1500.
Secondo la logica militare che aveva costruito il castello di Nazzano come baluardo e come punto di avvistamento, presso Case del Conte vi era un piccolo colle su cui sorgeva il Castelletto come ulteriore punto di osservazione sulla pianura padana e il Po. Questo Castelletto, che da il nome anche ad alcune particelle di terreno, attualmente rientra nei confini dell’azienda e vi insiste un rigoglioso impianto di chardonnay. Alcuni vecchi contadini, che avevano lavorato nell’azienda, hanno asserito di aver trovato più di una volta vecchie pietre mentre operavano con lavori profondi di scasso su quei terreni.
Nel secolo XX ° questo gruppo di case e stalle è rimasto inalterato fino agli inizi della seconda guerra mondiale; era un luogo isolato adatto alla costruzione di armi e munizioni e quindi sono stati costruiti cunicoli sotterranei e manufatti modello polveriera. Dopo la guerra il proprietario il Conte Clavarino, fece abbattere le vecchie case e affidò la ricostruzione all’architetto Giò Ponti che suddivise i fabbricati civili e rurali così come sono ora.
 Vi erano pascoli, seminativi e qualche vigna (una vigna a nord dell’abitato che fu espiantata nel 1965 datava più di 100 anni).